domenica 4 febbraio 2018

Attenzione ai sogni nel cassetto!

Libro: Il diavolo nel cassetto
Parole: gioco, scrittori, vanità, volpe


«Mi trovavo in quel beato stato larvale 
che tutti noi attraversiamo
non appena scopriamo (o ci illudiamo) 
di essere vocati a una delle arti»



Maurensig inventa un racconto giocoso ammantato di nero e capace di lasciarci nell'inquietudine. Questo libretto è la cosa italiana più simile a Tim Burton che io abbia letto dai tempi di… di Tim Burton.
A me il linguaggio è risultato vecchio, ma non più vecchio di quello delle commedie di Andrea Vitali, e di certo non meno divertente. In effetti vorrei sottolineare proprio il diletto che questo volumetto è capace di suscitare.  Si intitola Il diavolo nel cassetto e la parola-chiave è vanagloria. Non è un libro divertente nel senso delle risate, attenzione! Molto meglio: ti chiama a un tavolo da gioco.

Forse per colpa della variante di Lüneburg, anche questo lavoro di Maurensig mi fa pensare a una partita a scacchi. Leggerlo è stimolante perché ci si sente sfidati: si scorgono diverse sottigliezze, ci sono provocazioni garbate ma deliberate, il ridicolo è somministrato in dosi gradevoli e altrettanto la suspense. 
A tratti questa storia, con la faccenda del diavolo e delle volpi malate di rabbia, con quei riferimenti alla vanagloria degli “scrittori”, mi ha messo i brividi. E forse quella marcia, un po’ ridotta, del passo narrativo, e quell’ingiallimento che parole come il “saturno del prete”, come “vocati”, conferiscono a certe pagine, altro non sono che due mosse dell’autore per comandare il gioco, per prenderti alla sprovvista al momento giusto. Una vecchia, saggia, volpe che sa come irretire un lettore. Specie se il lettore, come me, è incauto…

Tanto per cominciare, se avevate dubbi, leggendo si scopre che il diavolo esiste.
Io me ne sono convinto subito, forse perchè leggere è un gioco di ruolo, o forse perché 1 il luogo e 2 il modo in cui egli si è incarnato nel libro già mi parevano degni del demonio, a prescindere dalla lettura.
1: un paese alpino di mille anime, in questo caso Dichtersruhe
2: un editore ottimista, in questo caso unto, seducente e chiamato “Volpe
Molto probabilmente, il motivo che mi ha convinto subito è che l’autore è bravo, e io mi sono messo in sintonia con lui grazie a questa bravura. Come ad esempio quando ho letto la domanda esistenziale di p.51:

Il male era trasmissibile? Era contagioso?

Un altro passo utile per decidere se leggere o no questo libro è a p.38:
Scoprii che a Dichtersruhe tutti scrivevano. Incredibile! Erano tutti poeti, novellisti e romanzieri… Non c’era altro luogo al mondo con un numero così alto di letterati volenterosi. E tutti proponevano i propri scritti ai grandi editori, i quali immancabilmente li respingevano al mittente. Nessuno, però, si scoraggiava – la pazienza dei valligiani è proverbiale.

Mentre lavoro in libreria, una delle frasi che con regolarità svolazza nell’aria al volume giusto perché qualcun altro, a caso,  la senta, è «Certo che oggi scrivono proprio tutti».
Sì è vero: chiunque scrive, a volte anche persone che non sembrano dei “veri” autori vengono pubblicati da grandi editori. Ma che male c’è? Nessuno! Sì: in il diavolo nel cassetto si sostiene  il contrario, che un po’ di male – la vanità – c’è. Se nel cassetto c'è un sogno, non affibbiamogli la catena della vanità per reprimerlo: in fondo, a cosa serve tanto rigore?
Io penso che tutti dovremmo concederci di scrivere un libro. Perché scrivere fa bene.

In attesa di prove scientifiche su questa mia convinzione, a chi non è d’accordo propongo di fare un tentativo: provate a scrivere! 
Chissà? Magari cambiando il punto di vista… Forse la Vanità si farà avanti. O forse no. Probabilmente non passerà l'editore Volpe a pregarvi di pubblicare con la sua "eccellentissima" casa editrice. Pazienza.
Resterà il gusto di avere lavorato con le parole, e, suppongo una sensazione che prima non c'era.

La cosa davvero divertente di Maurensig è che leggendolo si riconoscono due avversari, il Bianco contro il Nero, e ci si schiera prima da una parte e poi dall’altra, e poi si cambia ruolo, e poi ancora. Proprio come in una partita a scacchi giocata contro noi stessi.

Paolo Maurensig, foto presa da internet dopo timida ricerca del fotografo

http://www.einaudi.it/libri/libro/paolo-maurensig/il-diavolo-nel-cassetto/978880623666