lunedì 2 maggio 2016

L'antilibraio: la dualità umana



Ogni mestiere ha i suoi rischi. E il suo lato oscuro. Per esempio il mio lato oscuro, che ogni tanto sento prevalere in me, è l'antilibraio. Sapete quanto c'ho messo a scattare la foto? Si capisce, almeno?
L’antilibraio è colui che opera ai danni del ruolo/istituzione/simbolo-libraio (sul perchè e il percome il libraio possa essere inteso come un simbolo o addirittura un'istituzione, rimando a post futuri).  Il presupposto è che un libraio perbene aiuta e ascolta il lettore a trovare una lettura adatta, standogli vicino da pari a pari. L'altro, l'Anti, per qualche ragione, sedotto da una vocina adulatrice (immaginate Palpatine di Star Wars), convinto di essere forte e giusto, sale su un piedistallo e giudica gli altri, oppure cerca di imporre i propri gusti. Mi è senz'altro successo di aver dato consigli di lettura sbagliati, ma quelli non c'entrano perchè sono in buona fede: parlo invece di quando mi fisso a proporre un libro che mi piace perchè ritengo "doveroso" che lo si legga.

L’antilibraio nasce come un'“idea” dalla coscienza del libraio. Ogni libraio è - in quanto essere umano - portatore sano dell'idea dell'ANTI-SE'-STESSO. Pensate alle diete: stiamo male, malissimo, finalmente andiamo da uno specialista, lui individua una cura e noi... non la seguiamo. Una parte di noi vuole bianco, l'altra vuole nero.
Quell'"idea" iniziale prende forma, prima unicellulare poi più complessa. Nel mio caso è un "Alien" che mi è cresciuto dentro fino ad assumere l’aspetto di Nanouomo. Veramente vivo all’interno di Me, l’antilibraio è presente in nuce* in ognuno di noi. Perchè alla fine si tratta della dualità delle persone.
(Questo tentativo di autocritica forse sotto sotto è un gesto di riavvicinamento al genere umano)

L’evoluzione fetale del futuro antilibraio è rapida. Eccolo, è già omuncolo.
Daigo, Protesser, Delinger e avanti a crescere dentro il Garbin-libraio (per chi vedeva Gordian in tv).
L’antilibraio può svilupparsi articolatamente fino ad occupare tutto l’involucro del libraio, fin quasi a sostituirsi a questo. Il mio aspetto esteriore non cambia, ma dentro ho un conflitto con l'antilibraio. Meglio ha lavorato il libraio, più prospererà l’antilibraio che ha preso corpo in lui. E chi ci ha a che fare non vede nulla!

Cosa fa un antilibraio? Sostanzialmente due cose: fa il maestrino coi clienti e si lascia guidare dalle emozioni nella relazione col pubblico. Io so che questo è sbagliato, eppure ogni tanto mi pare di cascarci. Poi me ne avvedo, cerco di correggere. Anzi, se ho dato l'impressione a qualcuno, mi scuso! Tranquilli: ci sto lavorando! Però mi succede, e mi dispiace, perchè spero che i lettori che mi chiedono qualcosa possano sentirsi aiutati e non oggetti di una lezione o, peggio, giudicati. Fuor di metafora, gli errori ci stanno, ma io faccio un lavoro importante nella diffusione delle idee e nell'intrattenimento delle persone, e ci devo stare attento. Credo che ciò che definisco antilibraio sia un comportamento: quando si perde di vista il senso del nostro lavoro. Succede ad esempio quando non rammentiamo il dovere: favorire l'accesso a libri idee e informazioni, e ci mettiamo a proporre solo i nostri libri preferiti, le nostre idee e le informazioni che ci garberebbe si diffondessero. Trovo che sia una modalità da Parassiti. Voglio che non sia mai la mia modalità. Ma temo che mi possa capitare: finchè sarò umano, almeno!
Perciò: ATTENTI impavidi frequentatori di librerie. E "Attenzione!" prodi libraie e librai: ogni mestiere ha i suoi rischi!


Libro: Questa è l'acqua


Lo spunto per parlare dell'anti-sè-stesso che è in noi - una presenza universale ben più influente del 3% di Neanderthal che ci portiamo dentro - proviene da questo libro di David Foster Wallace (segue DFW). Contiene dei racconti, lunghi e corti, capiti e non capiti, introversi ed estroversi. Un po' di dualità ogni tanto non guasta. Sei racconti, per esattezza. Il sesto l'ho letto sei volte, ma ha già una sua fama, e non ne parlerò. 
Nella discreta produzione del beneamato David, mi pareva importante dare un contributino per riportare in luce due racconti: "Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta" e "Crollo del '69".
Ora, inevitabilmente avrete notate le due foto del post. Continuo a citare Star Wars. SW è il contrario di DFW: SW non ha bisogno di pubblicità. DFW si occupava volentieri di intrattenimento, ma era talvolta sarcasticamente critico verso la "dipendenza" da intrattenimento, l'abuso di spettacolo. Opulento, spettacolare, chiassoso: SW è il contrario di DFW sotto molti aspetti. Non ci piove.
Ma c'è un legame. La fortuna della saga di Lucas sta nella seduzione del Lato Oscuro della Forza su menti potenti e limpide - come quella Anakin (ritratto in sembianza di rollinz nelle foto). Un tema come un'altro? Ok! Di Star Wars mi piace anche la tragedia: figli che si ribellano ai genitori, in un taglio di mani e di arti che è un vero macello per il mio sistema nervoso. Tema caro già agli Antichi greci, eppure un tema che mi urta. Il punto è che queste cose "funzionano". Nei due racconti che ho segnalato, la protagonista è ancora la mente: due menti vengono sedotte. In modo diverso secondo i racconti (anche in un altro racconto c'è un tentativo di seduzione del Male, ma fallisce). 
Depressione: eccola qua, la regina. Nel libro mi pare di non aver letto mai questa parola. Eppure c'è. La depressione viene descritta come lo stato di chi vive sommerso in acqua, e non esiste superficie. Vivi lì dentro e non esci: "solo restrizioni e soffocamento" (pag. 67).
"E' fantastico, mi sbaglio sempre. E' fantastico." Dice uno dei sedotti (pag. 83), ed è "fantastico" davvero, perchè se chi sbaglia sempre non può esser contento, c'è modo e modo di reagire agli errori. Lo scrittore ha trattato quella parola, quella Cosa Brutta - la depressione - , con un brio, con una ironia che sa di lotta ad armi pari con l'anti-sé-stesso che tutti possiamo portarci dentro. E vi dico che, leggendo, non si scoppia a ridere solo perchè si avverte che è una comicità di lotta, di scontro interiore, di resistenza alla seduzione del male. Vorresti ridere ma ti trattieni! Forte, "molto forte, incredibilmente vicino", come direbbe uno bravo a raccontare storie...

* locuzione pomposa, tipica dell'antilibraio che in me tento di sopprimere, da intendere come descritto qui: https://it.wikipedia.org/wiki/In_nuce

3 commenti:

  1. Forte l'anti libraio! Mi fa venire in mente chi al cinema va a vedere solo i film d'essai o indie, e predica contro chi si gode il cinema di genere o commerciale, perdendosi così indipendenza e divertimento. C'è da dire che quando ti appassioni di qualcosa, e la gente ti riconosce come "esperto", il maestrino e' già fortissimo, per combatterlo una buona arma e' la curiosità. Dover andare a vedere cosa c'è dietro quella porta, a prescindere dal fatto che pensi che potrebbe esserci solo il sacco della spazzatura.
    Su SW condivido, le tematiche che hai citato sono antiche e potenti. Io però aggiungerei anche, dal lato femminile, la presenza di Ian Solo/Harrison Ford, che contribuiva mica male alla sospensione dell'incredulità.

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  2. Ciao, mi è piaciuto molto l'articolo dell'"anti-libraio".
    Hai ragione... mi è capitato in effetti di presentarmi in una libreria, il libraio si avvicina e chiede: "Ciao, posso aiutarti ? Qual è il tuo genere preferito?" Ed io felicissima penso "Tòh guarda un po’ questo.. prova a mettersi nei miei panni! Che bello". Gli spiego il genere (che solitamente è di formazione), lui mi guarda e dice "Si, abbiamo nuove uscite che toccano, anche se in piccola parte, i temi che ti piacciono" E mi mostra un giallo.
    Li inizio ad agitarmi.
    Io: “No grazie, i gialli non mi piacciono”
    Il libraio: “Ma è introspettivo signora grandi indagini l'aspettano! È molto psicologico sa, per trovare l’assassino..la fine poi la sorprenderà”
    Io:” No grazie, le indagini mi agitano”.
    Niente da fare: a lui piace quel libro e capisco che vuole vendermi quel libro. Non c'è verso.
    Da un lato lo capisco sai, perché se a lui quel libro ha trasmesso qualcosa d’importante è normale che desideri condividerlo e questo è molto bello. Però, la vera bellezza del Libraio sta, come dici tu, a comprendere le richieste degli altri e non nel voler far leggere agli altri ciò che questo libro ha trasmesso a te.
    Sei un buon libraio, e sai perché? Perché sei estremamente introspettivo e questo non potrà che aiutarti a migliorare dove ti senti carente. Perché tu, le carenze, le senti e le vedi (altrimenti non avresti scritto l’articolo) e questa è buona cosa.
    E poi perché ieri sono uscita soddisfatta dalla libreria.
    “buongiorno dove trovo questo segnalibro?”
    Di solito viene guardato e mi dicono “ noi purtroppo non li vendiamo e non sappiamo dove trovarli.”
    Eh no… Sono uscita dalla tua libreria con un spiraglio di speranza, perché il segnalibro ti è piaciuto, ti ha sorpreso, ti ha coinvolto e quindi, forse, a Natale ci sarà. Chi lo sa.. ad ogni modo comunque vada non mi sono sentita lettrice abbandonata.
    Si potrebbe anche scrivere un articolo dal titolo “I LETTORI: LA DUALITA UMANA” perché anche qui si casca spesso nell’errore quando ci si confronta con altri lettori. Io per prima !
    Coraggio a tutti e due, siamo sulla buona strada comunque

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    1. grazie perchè sono felice di aver letto queste parole. La libreria è un esercizio commerciale, certo, questo è vero, ma è di tipo speciale, e la particolarità sta nel possibilità e nell' esigenza di scambiarsi idee e emozioni.Non solo: lì, magari, uno che voleva tentare di vendere apprende una lezione, e uno che pensava di aver trovato il suo filone, l'autore, il genere, scopre una vena d'oro mai immaginata, per continuare a conoscere idee e a provare emozioni

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