sabato 21 marzo 2015

Se ti demoliscono le origini culturali

Libro: Letterature germaniche medievali
Parole: saga, romanzo, solitudine

Non ho intenzione di schierarmi contro dei bruti devastatori capaci di tutto, chiaro? Ma proprio io, che ho raggiunto un certo equilibrio ( una po-si-zio-ne, mi spiego?), devo andarmi a inguaiare con quegli omaccioni armati fino ai denti? Io non ho mica convinzioni da difendere, o fedi o senso di appartenenza di alcun tipo.
A parte un remoto, ammuffito bagaglio culturale; devo averlo ereditato, senza pretenderlo, dai miei nonni, da generazioni prima di me.
Sì, qualcosa mi ricordo, che c'entra: i suoi primi rudimenti vennero ispirati da "muse", misteriose.
Trasmessi oralmente. Poi si scrisse, o almeno credo.
Oggi, a dirla tutta, se uno proprio vuole, ne trova tracce in libri, quadri, sculture, architetture. Quello sì, ce l'ho, il bagaglio culturale... Ma, ecco, non ci tengo tantissimo, in tutta onestà. E' roba da MUSEO...

    Credo che ci siano intorno a me troppe persone che la pensano così.
Credo un senso di identità "europeo" sia rarefatto, e che le terre che abitiamo siano prevalentemente viste e vissute come luoghi dove fare affari - o mal che vada dove campare galleggiando e pagaiando fino a crepare.
Grandezze capaci di suscitare una efficace capacità di reagire a questo ciclo storico non ne vedo.
Credenze cupe con cui convivo da anni, lunghi anni di decadenza occidentale, di "vuoto di senso"*.

E fu così che mi tornò utile una lettura di qualche mese fa.
Come sapete mi piace Borges. Sapete anche che amo l'Islanda.
Il libro Letterature germaniche medievali riunisce l'argentino Borges, che ne è l'autore con Marìa Esther Vàsquez, e l'Islanda che ne è protagonista. Questo volumetto di Adelphi mi ha dato informazioni utili e piacere di lettura, ma soprattutto emozioni: il  gusto di ravvivare un senso di appartenenza all'Europa. Non me ne vanto, ma per me essere europeo è comunque una soddisfazione.
Perchè? Ad esempio io adoro l'arte europea.
Mi piace l'impronta giuridica generale che accomuna gli europei. Mi piacciono le lingue europee e la cucina mediterranea, che almeno per metà sa' di Europa. O d'Italia.

Tra le arti, la letteratura è la mia preferita, e in questo volume la letteratura è al centro di ogni pagina. Vi si scopre che ci sono interessanti legami transoceanici tra l'Argentina e la Germania, non solo contemporanea ma soprattutto nell'accezione di Tacito:
P 11   Germania; parola per che lui (Tacito) significava meno una regione geografica che un popolo, un insieme di tribù le cui abitudini, lingue, tradizioni e mitologie erano affini.
Ecco dove già si  può vedere un pezzo delle nostre origini culturali, una porzione significativa dal punto di vista della comunicazione, poichè dal bacino letterario germanico venne tratta la lingua inglese, senza la quale oggi non ci sarebbe nemmeno la parola Inghilterra (Engla-land, v. p 17). Imagine!
Ma più dolci di quelle sulle lingue, sono le righe di Borges sui generi letterari. Egli ha osservato che nei primi vagiti, le letterature germaniche denotavano una certa nostalgia dei luoghi; questa è vicina ai sentimenti dei romantici del XVIII e del XIX secolo. L'affetto per la natura e per la solitudine è un tratto importante del genere "romanzo" occidentale - figlio della formazione di grandi stati nazionali e di lotte di popolo: interessante no?
Ricordo che anche prima delle guerre mondiali questi erano sentimenti "da letterati", e a tal proposito cito solo Rilke perché la mia ultima lettura di inizio Novecento: "Voi guardate fuori, verso l'esterno e questo soprattutto voi ora non dovete fare. Nessuno vi può consigliare o aiutare, nessuno. C'è una sola via, Penetrate in voi stesso [...]. Poi avvicinatevi alla natura" (Lettere a un giovane poeta, Adelphi 2013).
Passando per una rapida spiegazione di cosa sia la saga nordica, Borges specifica due tipicità delle prime lettere germaniche rispetto ai classici greco-latini: la presenza delle imprese di altri popoli e il "sentimento del paesaggio" - che avviene anche in Beowulf - e ci svela che: P 139   Nel XII secolo, gli Islandesi scoprirono il romanzo, l’arte di Cervantes e di Flaubert, e quella scoperta è tanto segreta e tanto sterile per il resto del mondo quanto la loro scoperta dell’America.
Evidentemente conosceva greci e latini, perciò se ha scritto questo nel 1966, considerava testi come il Beowulf più simili al romanzo di quanto fossero i testi egiziani su Sinuhe. Il che rende questo libro, argentino al 100%, un utile strumento per parlare - con malinconia e anzi tristezza- di poderoso valore dell'Europa in fatto di cultura. Ma era necessario farlo? Oggi sì, perchè è un valore che presto dovremo difendere, contro "orde di fanatici"* pronte a demolire i nostri bastioni. In libreria suggerisco il libro ai curiosoni e ai lettori forti. Perchè? La letteratura può essere bella, ma è sempre difficile, e tramite interpreti come Borges la possiamo penetrare. A quel punto sarà nostra, e avremo un argomento. Ce ne serviranno parecchi, e molto validi... contro chi tenterà di demolire le nostre origini culturali.

* Mi sono permesso di citare - 2 volte - Franco Battiato, che non sapeva di essere il mio vate (Zai saman).
Segnalo i non freschissimi ma attinenti:
Generazioni. Età della vita, età delle cose. 2014 Laterza. Remo Bodei
Barabba. 2012 (1985) Jaca book. Par Fabian Lagerkvist
Il cuore dell'uomo. 2014 Iperborea. Jòn Kalman Stefansson
e il recente:
La Pira. L'Europa dei popoli e il mondo. Dicembre 2014 Edizioni Polistampa.